Sull’onda di uno dei miei articoli, in cui la riflessione mi portava a constatare quanto sia difficile lavorare sull’attenzione nella consapevolezza corporea in una società fondata sulla distrazione, volevo proseguire portando in luce la diffusissima “resistenza al cambiamento”.

C’è la tendenza a rimanere nel “già conosciuto”, anche se problematico, negativo, spiacevole, doloroso, piuttosto che cambiare per migliorare la situazione.

C’è come una sorta di rifiuto o resistenza nel cimentarsi in un qualcosa che potrebbe migliorare la situazione.

Questo lo noto appunto nel mio lavoro con il movimento, dove spesso le persone si rivolgono a me per migliorare il loro stato psicofisico, capita di incontrare delle persone che vorrebbero cambiare senza cambiare….

Non siamo proprio educati al cambiamento, tutti aspiriamo alla “stabilità” che spesso viene scambiata per fissità e uscire fuori dagli schemi ormai arrugginiti è come chiedere di prendere la luna.

C’è la percezione che al di fuori degli schemi stabiliti ci sia appunto, qualcuno che ci prende a schiaffi! Il cambiamento è una esplorazione, a volte una naturale evoluzione come quando si assaggia un nuovo cibo. Non c’è niente di fermo e immutabile, il cambiamento in quanto adattamento/miglioramento dovrebbe essere il nostro stato naturale.

Per Bartenieff questo era un concetto fondamentale, la nostra capacità di adattamento e quindi anche di cambiamento dovrebbe essere considerata una abilità, qualcosa di positivo che ci aiuta a rispondere a nuove esigenze.

La nostra abilità di adattamento va di pari passo con la nostra capacità di cambiare in meglio. Spesso i problemi che rilevo nel corpo, nel comportamento, nelle difficoltà di una persona derivano proprio da una mancanza di adattamento, da un rifiuto di provare a creare uno spazio aperto di sperimentazione per nuove modalità e nuovi modi di percepire sé stessi.

L’educazione al cambiamento è qualcosa che dovrebbe essere naturale, spesso invece si predilige la fissità nella speranza che questo ci dia più stabilità, ma chi di voi è passato dal Sistema Laban/Bartenieff sa che la Stabilità è partner della Mobilità, una non esiste senza l’altra. Come dice Laban “tutto vibra”.

La domanda che vi pongo è questa: come possiamo proporre sempre di più attività che coinvolgono bambini e adulti nell’esplorazione al cambiamento come abilità necessaria nella conquista del benessere psicofisico?